domenica 10 giugno 2012

La pedalata - forza e ottimizzazione

Per una comprensione dell' azione della pedalata, partiamo da una descrizione delle dinamiche.
L' analisi della pedalata inizia dal punto morto superiore, dove la forza esercitata verticalmente non ha alcun effetto. In questa fase la gamba è piegata e per ottenere una forza propulsiva, bisogna spingere il pedale mantenedo il piede leggermente in avanti. Di seguito la forza che spinge in avanti comincia a diminuire, mentre si inserisce una componente verticale con direzione verso il basso grazie all' azione degli estensori della coscia e della gamba. Lo stesso si ha nel proseguo della pedalata dove la componente verticale aumente a scapito di quella orizzontale che in seguito scompare totalmente, in quanto la forza verticale ha il massimo braccio di leva. Per ottenere questa distribuzione di forza il piede diminuisce l' inclinazione. Diseguito si inserisce una forza nuovamente orizzontale ma con verso opposto alla precedente per l' entrata in azione dei muscoli del polpaccio; l' azione di trazione e di spinta verso dietro continua fino al punto morto inferiore, dove la forza utile è solamente quella orizzontale. Da quì in seguito si avrà un' azione opposta alla precedente con un coinvolgimento superiore dei muscoli flessori dell' arto inferiore in quanto il pedale và tirato verso l' alto. Una combinazione così descritta fa si che la forza applicata ai pedali sia sempre perpendicolare alla pedivella e che ci sia un pieno coinvolgimento della muscolatura dell' arto.
Questo modello di pedalata viene definito pedalata rotonda.
Gli angoli di lavoro dei quadricipiti e dei muscoli della gamba sono illustrati in figura:

Alcuni ciclisti sono convinti dell' utilità della di un particolare tipo di pedalata detta a stantuffo. In questa pedalata, eseguita in maniera molto verticale sopra il movimento centrale, si predilige l' azione di spinta verso il basso dei quadricipiti senza l' intervento della muscolatura flessoria per il recupero con trazione del pedale verso l' alto. Così facendo si ridurrebbe l 'affaticamento della muscolatura flessoria in modo da avere un' azione più sciolta e decontratta. Questa teoria non trova grandi estimatori in quanto così facendo si altererebbe il giusto equilibrio muscolare a scapito di un eccessivo affaticamento del quadricipite. Il pericoloso squilibrio aumenterebbe in modo critico le possibilità di infortunio.
E' interessante osservare, che studi sull' argomento, hanno prodotto un modello secondo cui la fase di trazione dovrebbe essere più rilevante di quanto invece non si verifichi.
L' intervento della muscolatura, varia inoltre al variare della frequenza di pedalata: a un regime di pedalata bassa (70-80 rpm) si ha una diversa inclinazione del piede rispetto a frequenze elevate (105-120 rpm), questo porta ad un diverso utilizzo della muscolatura flessoria del piede (polpaccio) e dei flessori plantari.
Il 55% della potenza applicata viene scaricata sui pedali tra i 60° e i 120° (Cavanagh 1986).
Solo pochi atleti riescono ad operare una vera e propria trazione; alcuni riescono solo a scaricare il piede, altri, la maggioranza, presentano resistenze negative. Sembra che sia più economico cercare di evitare forze agenti negative che operare una vera e propria trazione: sarà sufficiente riuscire a sollevare l' arto, scaricandolo dal suo proprio peso, per consentire alla muscolatura estensoria dell' anca e del ginocchio dell' arto contro-laterale di agire nel modo più redditizio.
L' articolazione del ginocchio deve raggiungere un' estensione massima di circa 145°-150° tra gamba e coscia, questa si raggiunge nel punto morto inferiore con il piede in posizione quasi parallela al suolo. E' ipotizzabile quindi una sempre maggiore cura nell' allenamento della gestualità tecnica per lo sviluppo di queste capacità.
La correta posizione del corpo sulla bicicletta dovrà fare in modo che in posizione di massimo impegno (mani in presa sulla parte bassa del manubrio) l' angolo tra corpo e arto inferiore, in posizione di massima distensione, risulti di 90°-100°. L' angolo tra braccio e busto sarà di circa 95°-100° , l' angolo tra braccio e avambraccio 100°-120°. Queste misure non sono da prendere in maniera ortodossa in quanto devono subire il comprensibile adattamento da parte del ciclista, ma restano comunque dei validi riferimenti.
(da "La giusta bicicletta" di Fabio Vedana)

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