venerdì 10 agosto 2012

E' vero che sulle MTB il 'fattore Q' non è rilevante quanto su strada?

No, non è vero perchè questo aspetto comunque influenza molto l' efficienza della pedalata. Sono soprattutto i bikers professionisti a tenere questo fattore in attenta considerazione.

Innanzitutto spieghiamo cos'è il 'fattore Q'. Esso è definito come la misura della distanza dei piani di rotazione delle pedivelle oppure, semplificando, quanto sono distanti fra loro i pedali. Questa distanza ha un' importanza di natura biomeccanica perchè tanto maggiore è il 'fattore Q' e, quidi, tanto più distanti sono fra loro le pedivelle, tanto meno verticale sarà la spinta delle gambe sui pedali.
Se diminuisce questa verticalità si introducono delle dispersioni di energia dovute alla presenza di componenti orizzontali (e a conti fatti inutili) della forza generata dalle gambe del ciclista. Inoltre possono verificarsi anche dei problemi di natura articolare ad anche e ginocchia, costrette a lavorare in una posizione che può generare patologie. E' facile quindi intuire quanto il 'fattore Q' sia importante per chi si dedica alla MTB ed al ciclismo in generale, soprattutto ad alto livello.
Va detto che l' introduzione delle pedivelle a perno passante ha portato ad un aumento generale del 'fattore Q'. Questo tipo di pedivelle, se da un lato consente una maggiore rigidità rispetto ai modelli con perno standard, dall' altro comporta un aumento di alcuni millimetri del 'fattore Q'.
Anche per questa ragione, infatti, sono molto diffuse le guarniture a due in ambito agonistico professionistico: una doppia infatti permette l' uso di un movimento centrale più corto con una riduzione del 'fattore Q'. Ovviamente è fondamentale che la pedivella in questione nasca compatibile solo con la guarnitura a due e che non sia una tripla adattata a doppia. In quest' ultimo caso è spesso impossibile arrivare ad una riduzione del 'fattore Q'.
Va detto anche che avere una distanza interna fra i pedali ridotta consente, a chi è solito allenarsi su  una bici da strada, di non avvertire differenze significative nel passaggio da una bici all' altra.
Infine, i movimenti centrali Pressfit (adottabili solo sui telai appositamente compatibili), ossia quelli con i cuscinetti inseriti nella scatola del movimento senza le calotte, hanno permesso di recente un' interessante riduzione del 'fattore Q' oltre che un alleggerimento della bici.
Stiamo parlando di attenzioni destinate all' utilizzo agonistico di alto livello, visto che in generale, per il biker amatore o poco dedito all' agonismo, l' accortezza di avere un 'fattore Q' ridotto può avere un' importanza meno significativa.
(da Mtb-magazine)

giovedì 2 agosto 2012

L' alcol e lo sport - Tabella di contenuto etanolo bevande comuni














Calcolo comprensivo del contributo di altre componenti (zuccheri) presenti.
Da "Linee Guida per una sana alimentazione"

L' alcol e lo sport - parte 2

...da precedente

L' ossidazione dell' alcol è aumentata dalle proteine alimentari, dal glucosio e dal fruttosio. Una quantità pari a circa al 3-10% dell' alcol ingerito può essere eliminata attraverso l' aria espirata (alito vinoso), le urine e il sudore.
L' etanolo viene utilizzato dalle cellule dopo essere stato ossidato in acetaldeide poi ossidata in acido acetico o acetil-CoA.
Nel fegato esistono tre differenti enzimi in grado di metabolizzare l' alcol etilico: l' alcol deidrogenasi, il sistema microsomiale di ossidazione dell' etanolo e la catalasi.
Tutte e tre le vie comportano la formazione di acetaldeide, sostanza molto tossica per l' organismo, più dell' etanolo, che pertanto deve essere ossidata ad acetato. Quest' ultimo viene liberato e metabolizzato nei vari tessuti periferici.
Quando assunto in quantità moderate, l' etanolo viene metabolizzato (90-95%) dall' enzima citoplasmatico alcol-deidrogenasi (ADH) e l' energia che si libera dalla sua ossidazione può essere utilizzata dai tessuti. Si realizza così un' azione di "risparmio energetico" rispetto al metabolismo degli altri nutrienti energetici dell' organismo, cioè i carboidrati, i lipidi e i protidi.
Diversamente, parte dell' energia liberata dal metabolismo dell' etanolo viene dissipata direttamente in calore.
L' affermazione che l' alcol fornisce all' organismo solo calorie "vuote" è scorretta, in quanto esse sono tali soltanto perchè non implicano un concomitante apporto di altri nutrienti, fornendo solo quantità modeste di vitamine e sali minerali, non adeguate al "carico energetico" fornito dalla quota di alcoli presenti.
Al contrario, l' energia dell' etanolo è disponibile metabolicamente sotto forma di molecole di ATP, tanto da poter sopperire, se assunto in quantità moderate, a circa la metà delle richieste energetiche basali dell' organismo. Infatti, un litro di vino fornisce circa 550-700 kcal (per vini da 10-12 gradi), poco meno quindi di 1/4 dell' energia totale giornaliera (ETG) raccomandata ad un giovane adulto che svolga una moderata attività fisica.
Le calorie introdotte sotto forma di etanolo, in eccesso rispetto alle necessità giornaliere di energia, vengono trasformate in acidi grassi, tramite l' acetil-CoA, e accumulate nel tessuto adiposo (trigliceridi di deposito).
(di Michelangelo Giampietro, Specialista in Medicina dello sport e Scienze dell' alimentazione)

mercoledì 1 agosto 2012

L' alcol e lo sport - parte 1

Le bevande alcoliche non sono assolutamente adatte allo sport: il loro componente principale, l' alcol etilico, è una sostanza nutriente, energetica, non essenziale e il suo metabolismo avviene per circa l' 80-90 per cento nel fegato, affaticando le sue fondamentali funzioni.

Per alcol si intende una classe di composti organici e ci si riferisce al suo principale componente: l' alcol etilico o etanolo. L' alcol è il prodotto della fermentazione o fermentazione e distillazione di frutta, semi di cereali, tuberi o siero di latte che contengono zuccheri o sostanze trasformate in zuccheri.
Il metanolo, ottenuto in passato dalla distillazione del legno e oggi per via sintetica, è l' alcol con l' azione più tossica per l' uomo ed è quello di più facile reperimento dopo l' etanolo.
L' alcol etilico è un nutriente non essenziale, energetico (7,1 kcal/g: 1 grado alcolico corrisponde a 0.79 g di alcol, pari a 5.5 kcal), strutturalmente molto simile al glicerolo e ai carboidrati, costituito da una molecola piccola e idrosolubile che non richiede alcun processo digestivo. L' assorbimento avviene principalmente nel primo tratto dell' apparato gastroenterico e, in presenza di cibo, circa il 70% si verifica nello stomaco. La velocità di assorbimento dell' alcol dipende da vari fattori, primo fra tutti la quantità, la qualità e la gradazione alcolica della bevanda ingerita. Anche le modalità di assunzione nonchè la presenza, la quantità e la qualità del cibo contenuto nello stomaco giocano un ruolo altrettanto importante.
L' assorbimento dell' alcol è tanto più rallentato quanto maggiore è il contenuto gastrico e la quantità di grassi consumati contemporaneamente, mentre, al contrario l' acqua e il digiuno lo favoriscono. A digiuno, l' assorbimento di una dose orale di etanolo è massima (circa il 90%) già un' ora dopo l' assunzione; l' alcolemia raggiunge il picco entro 40-45 minuti per poi, ridursi a zero in 8-10 ore. L' ingestione di cibo rallenta il tempo di assorbimento (50% nella prima ora e 80% nella seconda). Dopo l' assorbimento l' alcol si distribuisce per diffusione in tutti i tessuti in funzione del loro grado di idratazione (il cervello è un organo molto idratato e vascolarizzato), senza possibilità di essere immagazzinato.
Il metabolismo dell' alcol etilico avviene per circa l' 80-90% nel fegato, gli altri organi partecipano all' ossidazione dell' etanolo in quota minore, con una velocità media nel soggetto sano di circa 100 mg/kg p.c. ogni ora: ciò significa che un soggetto di 80 kg impiega circa 225 minuti (3 ore e 45 minuti) per metabolizzare 37.5 g di alcol, l' equivalente di tre dosi standard.
segue...